• Aggressione tedesca alla Polonia
  • Attacco sovietico alla Finladia

 

Il fronte orientale

Nel nel maggio del 1939 Italia e Germania stipularono il Patto d'acciaio, il quale prevedeva che se una delle due nazioni fosse  entrata in guerra anche in veste d'aggressore, l'altra sarebbe dovuta entrare nel conflitto al suo fianco. Qualche mese dopo, ad agosto, la Germania riuscì, tra lo stupore del mondo, a stipulare un trattato di non aggressione con l'URSS, poco dopo il conflitto scoppiò, a causa dell'aggressione nazista alla Polonia il 1° settembre.

In Europa, soltanto l'Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania (3 settembre). La "non belligeranza" proclamata dall'Italia (1° settembre) rivelò soprattutto un ritardo nella preparazione militare. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina dichiararono la propria neutralità.

Il conflitto fu immediatamente caratterizzato dalla nuova concezione strategica tedesca del Blitzkrieg (guerra lampo), sostenuta da Hitler, che prevedeva l'uso di carri armati e autoblindo raggruppati in reparti speciali "meccanizzati" che in caso di successo potevano avanzare di molti chilometri aggirando l'esercito nemico tagliando così le linee di rifornimento. Ordine di battaglia tedesco e principali direttive di attacco

Erano le  quattro e 45 della mattina di quel primo settembre quando la vecchia corazzata tedesca Schleswig-Holstein lasciò gli ormeggi di Danzica per cannoneggiare la vicina base di Westerplatte, fu il primo atto di guerra, sulla terra poco dopo  l'attacco venne portato da due gruppi di armate,  una nord comandata da Von Boch e l'altra sud comandata da Von Rundstedt. I due gruppi una volta sfondate le fragili linee difensive polacche si sarebbero ricongiunti nei pressi di Varsavia, con un movimento a tenaglia, ciò avvenne con un velocità che lasciò sbalordito il mondo intero. Infatti nonostante il numero di soldati quasi si equivalesse (1.500.000 soldati tedeschi contro 1.300.000 polacchi), fu la qualità delle truppe a fare differenza, oltre all'abilità dei generali tedeschi, in particolare Von Rundstedt, e Von Manstein (quest'ultimo  forse fu il miglior stratega della seconda guerra mondiale). I mezzi corazzati e gli aerei tedeschi a metà settembre stavano per assediare la capitale, l'accerchiamento si creò il 24 settembre ma già dal giorno prima l'attacco aveva avuto inizio, il 25 verrà ricordato  come il "lunedi nero" la città venne bombardata da 1200 aerei e un migliaio di cannoni d'artiglieria, il 27 Varsavia si arrese, in questa battaglia morirono circa 40.000 civili. Altre due settimane ci vollero ai tedeschi per liquidare le rimanenti forze polacche. Il governo di Mosca fece invadere la Polonia orientale, attenendosi ad una clausola segreta del trattato di non aggressione nazi-sovietico così dopo venti anni la repubblica Polacca fu cancellata dalla cartina geografica, senza aver ricevuto un aiuto concreto dalle potenze occidentali.

 

 

 L'attacco al nord

L'URSS non si fermò e a novembre attaccò la Finlandia, per assicurarsi uno sbocco sul mare del Nord, il pretesto fu dato dal rifiuto di quest'ultima al rettificare alcune parti del confine, ma nonostante la schiacciante superiorità numerica dell'armata rossa, l'esercito finnico oppose un incredibile resistenza fino alla comunque inevitabile resa del marzo del 40, comunque, anche se la Finlandia perse dei territori riuscì a conservare l'indipendenza, l'unione sovietica lasciò sul campo 200.000 soldati 1.600 carri armati e oltre 600 aerei,  quella che il generale Zuckov definì "la prova definitiva" si rivelò un fallimento quasi totale e mise in mostra tutte le carenze dell'armata rossa, dall'inefficienza degli armamenti alle truppe poco addestrate, tuttavia, al contrario dell'Italia i russi cominciarono a capire quello che dovevano fare per risolvere problemi così importanti.

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